Finiscono le sfilate ma rimangono i dolori, i tacchi alti fanno soffrire oltre 8 donne su 10: dagli esperti i consigli per prevenirli e curarli.

Dolori lombari, caviglie gonfie e doloranti, alluce valgo, infiammazione del tendine d’Achille e neuroma di Morton: questi alcuni dei disturbi che colpiscono sempre più spesso le donne che non rinunciano ai tacchi alti.

Secondo uno studio dell’Institute of Health Sciences del Pakistan infatti l’86% delle donne è affetta da dolori provocati dal loro uso assiduo. Un rapporto di odio e amore che coinvolge molte celebrità come Julia Roberts, Jennifer Lawrence e Kristen Stewart.
 
Secondo lo studio “Epidemiology of High-Heel Shoe Injuries in U.S. Women: 2002 to 2012“ nell’ultimo decennio il ricorso al pronto soccorso negli Stati Uniti è raddoppiato.

“Non so chi abbia inventato i tacchi alti, ma tutte le donne gli devono molto” diceva Marilyn Monroe, inseparabile dalle sue décolleté tacco 11. Si può essere d’accordo o meno, ma è innegabile che questa tipologia di scarpa, simbolo di eleganza e sensualità, rappresenti un accessorio in grado di evidenziare stile e personalità di una donna. Sono molteplici i modelli “vertiginosi” che in occasioni come la Milano Fashion Week vengono presentati sulle passerelle per dettare le ultime tendenze. Non tutte le scarpe, però, sono adatte alla conformazione di ognuna: tra forma del piede, tipologia di arco plantare e patologie varie, scegliere il modello giusto è fondamentale per evitare traumi e dolori che, purtroppo, sono molto diffusi. Da un recente studio condotto dall’Institute of Health Sciences del Pakistan pubblicato su Health Science Journal è emerso infatti che l’86% delle donne prova dolori causati dai tacchi alti: in particolare, il 77,5% è affetto da dolori all’avampiedi, mentre il 6% associa il dolore alla zona centrale della pianta. Fenomeno che ha spinto sempre più donne a ribellarsi all’uso dei tacchi soprattutto quando viene imposto dalle aziende come in Giappone, protagonista del movimento #KuToo. Anche star internazionali come Julia Roberts e Kristen Stuart hanno scelto di seguire questa tendenza, togliendosi sandali vertiginosi sul red carpet e veicolando così un messaggio di libertà. Oltre a evitare tacchi più alti di 4 cm e indossandoli meno di tre volte a settimana, per ridurre i tempi di recupero in caso di infortunio, gli esperti ricorrono all’utilizzo della laserterapia Theal Therapy.

Ma quali sono i disturbi legati all’utilizzo frequente di questa calzatura?

 
 
 

 

 

 

 

“L'uso di scarpe con tacco alto influisce negativamente sul controllo neuromuscolare dell'equilibrio, con conseguente alterazione del sistema posturale. Studi cinematici e cinetici rivelano che indossare scarpe con tacco alto altera la deambulazione, la distribuzione pressoria plantare, le forze di reazione al suolo e le attività muscolari degli arti inferiori – afferma la dott.ssa Angela Ravisato, podologa – Le alterazioni biomeccaniche e le deformità muscolo-scheletriche e ossee con maggiore incidenza sono le lesioni legamentose di caviglia, le degenerazioni articolari del ginocchio, dolori lombari e condizioni patologiche dell'avampiede. Il tacco alto provoca un aumento della pressione a livello della prima articolazione metatarso-falangea e a livello centrale dell’avampiede con diminuzione della pressione a livello del mesopiede e del tallone. Lo spostamento anteriore comporta rigidità del tendine d’Achille, instabilità articolare di caviglia e accorciamento dei muscoli del polpaccio”.

 
 
Ma non è tutto. Un interessante studio arriva dai ricercatori dell’Hanseo University in Corea del Sud, i quali hanno voluto approfondire i danni provocati dai tacchi alti dai 10 cm o più, esaminandone gli effetti su 40 donne che li indossano regolarmente: lo studio ha dimostrato che in un primo momento sono in grado di rinforzare i muscoli della caviglia, ma l’uso prolungato provoca uno squilibrio muscolare, un fattore che mette in pericolo il benessere delle caviglie. Una delle patologie più diffuse legate all’uso frequente dei “trampoli” è l’alluce valgo, una deformazione delle dita con contemporanea sporgenza mediale del primo osso metatarsale. Le calzature troppe strette possono provocare il dito a martello, ovvero una deformità che assume un aspetto piegato in corrispondenza dell’articolazione centrale del dito stesso e si associa a dolore e callosità che nei casi più gravi possono ulcerarsi. Un’altra patologia legata alla pianta dei piedi è il neuroma di Morton, un disturbo ortopedico che interessa uno dei nervi che attraversa il piede: secondo una ricerca dell’Health and Social Care Information Centre del Regno Unito pubblicata sul Daily Mail, tra il 2004 e il 2015 questo tipo di disturbo è aumentato del 115%. Ma non solo, anche la cervicalgia, il comune dolore al collo, può essere causato dall’uso assiduo dei tacchi, oltre che dall’assunzione di una postura scorretta. 
 
 
 
 
Per curare i disturbi e i dolori ai piedi scende in campo la podologia riabilitativa che, come assicura la dott.ssa Ravisato “mira ad un approccio conservativo di cura e di prevenzione dei segmenti a rischio di lesione. In seguito a valutazione funzionale, biomeccanica e posturale, è possibile trattare il piede doloroso tramite ortesi plantari su misura, bendaggi, esercizi della muscolatura intrinseca ed estrinseca, terapia fisica strumentale. La tecnologia e lo sviluppo di elettromedicali ha permesso recuperi più rapidi dal dolore con ritorno ottimale all’attività quotidiana, lavorativa e sportiva. Mectronic ad esempio ha sviluppato il dispositivo laser Theal Therapy che consente di trattare la specifica situazione patologica in modo sicuro e selettivo, massimizzando i risultati terapeutici. Tema fondamentale ed ostico per l’efficacia riabilitativa, è l’utilizzo di una scarpa idonea al proprio piede, non corta né stretta, adeguatamente rispondente a requisiti di qualità, stabilità, ammortizzazione e protezione. Se le donne insistono ad indossare tacchi alti, dovrebbero almeno favorire un’altezza non superiore ai 4 cm ed indossarle per meno di 4 ore e meno di tre volte a settimana per garantire comfort, benessere e soprattutto ridurre rischio di lesioni”.
 
 
Per curare i disturbi e i dolori ai piedi scende in campo la podologia riabilitativa che, come assicura la dott.ssa Ravisato “mira ad un approccio conservativo di cura e di prevenzione dei segmenti a rischio di lesione. In seguito a valutazione funzionale, biomeccanica e posturale, è possibile trattare il piede doloroso tramite ortesi plantari su misura, bendaggi, esercizi della muscolatura intrinseca ed estrinseca, terapia fisica strumentale. La tecnologia e lo sviluppo di elettromedicali ha permesso recuperi più rapidi dal dolore con ritorno ottimale all’attività quotidiana, lavorativa e sportiva. Mectronic ad esempio ha sviluppato il dispositivo laser Theal Therapy che consente di trattare la specifica situazione patologica in modo sicuro e selettivo, massimizzando i risultati terapeutici. Tema fondamentale ed ostico per l’efficacia riabilitativa, è l’utilizzo di una scarpa idonea al proprio piede, non corta né stretta, adeguatamente rispondente a requisiti di qualità, stabilità, ammortizzazione e protezione. Se le donne insistono ad indossare tacchi alti, dovrebbero almeno favorire un’altezza non superiore ai 4 cm ed indossarle per meno di 4 ore e meno di tre volte a settimana per garantire comfort, benessere e soprattutto ridurre rischio di lesioni”. 
 
 
 
 
scopri di più
WhatsApp